Momentum Vitae est meditatio


BENVENUTI, il mio progetto sul web nasce con l'intento di conservare e condividere

gli insegnamenti di Anapanasati e Vipassana al fine di affrancarsi dalla sofferenza esistenziale

con la guida di un insegnante autorizzato. Questo secondo la dottrina del Buddismo Theravada,

nella tradizione birmana di Sayagyi U Ba Khin, in memoria del suo allievo John Earl Coleman.

Tali insegnamenti sono preservati e perpetuati per il beneficio delle future generazioni,

per questo sono conservati con l’indicazione protettiva della perfezione, verità e devozione.

Tutte le nostre azioni sono dirette nello spirito del Damma.


WELCOME, my web project was born with the intention of preserving and sharing

the teachings of Anapanasati and Vipassana, in order to be free from existential suffering

with the guidance of a licensed teacher. This according to the doctrine of Theravada Buddhism,

in the Burmese tradition of Sayagyi U Ba Khin, in memory of his student John Earl Coleman.

Such teachings are preserved and perpetuated for the benefit of future generations,

for this reason they are preserved with the protective indication of perfection, truth and devotion.

All our actions are directed in the spirit of the Dhamma.


Il buddhadhamma: Dukkha (Sofferenza)

Dukkha
di John Coleman

Dukkha si riferisce all'implicita incapacità di soddisfare, all'incompletezza, l’imperfezione, l’insicurezza di tutti i fenomeni condizionati che, poiché cambiano sempre, sono sempre soggetti a causare sofferenza.

Dukkha, letteralmente, significa: intollerabile, insostenibile, difficilmente durevole, imperfetto, insoddisfacente, o incapace di procurare una perfetta felicità.

Dukkha si riferisce a tutte le forme di spiacevolezza: dai grossolani dolori corporei e alla sofferenza implicita nella vecchiaia, malattia e morte; fino a sentimenti sottili come quelli causati dall’essere separato da ciò che ci piace o unito a ciò che non ci piace, fino a raffinati stati mentali quali la monotonia, la noia, l’inquietudine, l’agitazione, ecc...

Questo è uno dei concetti più fraintesi e uno dei più importanti per lo sviluppo spirituale.

Per favore non fatemi morire, voglio stare meglio! Questo è il modo sbagliato di pensare, condurrà alla sofferenza. Se io recupero, recupero, se io muoio, muoio. Se io miglioro questo è bello, se non miglioro questo è bello.

Il Buddha insegnò che non c’è modo migliore per vincere la sofferenza che il notare: “questo non sono io”, “questo non è mio”. Questo è il metodo migliore.

Dobbiamo praticare senza pretendere punto niente. Se non vogliamo punto niente, che cosa avremo? Non avremo niente! Qualunque cosa voi otterrete è soltanto una causa di sofferenza, così pratichiamo senza ottenere niente, non praticando per andare nel Nirvana.

Cedete tutto, anche la pace. La pratica non è provare a ottenere qualsiasi cosa. Siate soltanto consapevoli di quello che è. Dovete avere pazienza e sopportazione.

Più a lungo vorrete diventare illuminati e mai sarete illuminati. Non cercate nient’altro. La pratica che conduce alla cessazione della sofferenza è di vedere che “questo non è il Sé”, “questo non è me, non è mio”.

Procedere è sofferenza, retrocedere è sofferenza e fermarsi è sofferenza, non andare avanti, non ritirarsi e non fermarsi … ogni cosa è lasciata?

Il corpo e la mente si fermano qui. C’è la fine della sofferenza.

La Prima Nobile Verità
di John Coleman

E’essenziale comprendere la Prima Nobile Verità del Buddha (Dukkha, la verità della sofferenza) prima che la sofferenza giunga a una fine.La sofferenza non può essere controllata. Non può essere fermata, non può essere camuffata, non può essere portata a unfine attraverso lo sforzo (Anatta). Essa deve essere consumata. Consumata attraversola consapevolezza di Dukkha e l’esperienza del cambiamento (Annica).Mantenendo Sila (moralità) siamo in grado di minimizzare le distrazioni. Quando le distrazioni sono al minimo, siamo in grado di sviluppare la concentrazione attraverso la pratica della meditazione Anapana (la respirazione consapevole). Con l’appropriata concentrazione sperimenteremo Anicca, Dukkha e Anatta attraverso la pratica della meditazione Vipassana (la meditazione della visione profonda). Con la comprensione di Anicca, Dukkha e Anatta, tutta l’energia compatta derivata dal Kamma (le azioni passate) sarà consumata e saremo liberi dalla sofferenza.

La Legge di Causa ed Effetto
di John Coleman

Abbiamo grandi difficoltà ad accettare la Legge di Causa ed Effetto. Grande difficoltà ad accettare il fatto che siamo gli unici responsabili per le circostanze presenti nelle quali ci troviamo. Gli altri non possono essere incolpati per la nostra sofferenza. Gli altri non possono liberarci dalla nostra sofferenza. Avendo creato queste sofferenze solo noi possiamo portarle alla dissoluzione con ‘provare sensazioni’ -‘riconoscere Annica’ (l’essenza di Vipassana).Tutte le sensazioni, comunque grossolane o sottili, sono manifestazioni di sofferenza (Dukkha). Tutte le sensazioni, comunque grossolane o sottili stanno cadendo a pezzi (Annica).Alcune persone rispondono alla propria responsabilità chiedendo:“Che mi racconti di quel bambino che è stato abusato dal padre ubriaco, un bambino cresciuto nel tormento del suo abuso e diventato un criminale? ... ”La mia risposta è “Che mi racconti di quel bambino che è stato abusato dal padre ubriaco ed è cresciuto diventando un membro responsabile e creativo della società?” ...

Perseveranza, Sopportazione, Resistenza
di John Coleman

Massima determinazione. Viriya Iddhipada.

Stare in piedi, seduti, camminare ma non sdraiarsi per un periodo di 24 ore senza dormire. Sulla ferma decisione di restare svegli per 24 ore, uno scoppio di energia entustiastica seguito poi da sensazioni di pesante sonnolenza che si dissolvono mentre siamo consapevoli di Annica e simultaneamente consapevoli della natura di Dukkha. Provando sensazioni (Dukkha), riconoscendo Annica.

Rinuncia

Incoraggiare gli altri a impostare un ritmo, impostare un esempio. Impostare gli altri a partire e a continuare, continuare da se. Pigrizia e torpore possono diventare un'ostacolo opprimente a meno che contratte da Viriya-Iddhipada attraverso un periodo meditativo di 24 ore, libero dal dormire. L'effetto di Viriya-Iddhipada è abbastanza inconcepibile, incredibile, fino a che non si prova veramente. Buona volontà (...) per sperimentare - franchezza per scoprire. Sforzo comparabile a quello dei diretti discepoli del Buddha. Realizzazione che tutta la coscienza è Dukkha.

Sofferenza e Cessazione
di John Coleman

La sofferenza contiene la propria cessazione. Prendetevi ogni opportunità disponibile per confrontarvi, sopportare, essere consapevoli, essere consci di, sperimentare ... essendo tutte le sensazioni e i sentimenti insoddisfacenti. (Dukkha)

Sentire sensazioni e riconoscere Annica. Sapendo che queste sensazioni si dissolvono e sfumano via nella vacuità.

Astenersi dall’evitare o negare l’esperienza della sofferenza usando tali dannose e inutili tattiche come mangiare troppo, dormire troppo, alcool, scorretta condotta sessuale, tabacco e altri diversivi sessuali e abitudini.

Assaggiate la piena fragranza della sofferenza il più continuamente possibile, con la simultanea esperienza di Annica. Siate liberi dalla sofferenza. Consumate la sofferenza confrontandola con l’esperienza di Annica.

Provate sensazioni, riconoscete Annica quanto spesso e continuamente sia possibile. Non distogliete la vostra attenzione dalla sofferenza ma invece incoraggiate e accogliete l’esposizione alla sofferenza cosicchè siete in grado di sperimentarne la sua dissoluzione e lo sfumare via.
Provando sensazioni, riconoscendo Annica.

Non c’è niente da fare.

Niente che possa essere fatto. Non c’è un obiettivo. Gli obiettivi sono vuoti. Nessun posto dove andare. Non c’è niente da cambiare. Niente che possa essere cambiato. Niente che sia necessario modificare. Nessun conflitto – conflitti. Nessuno sforzo – sforzi. Nessuna fatica – fatiche. Nessuna tensione – tensioni. Nessuna regola – regole. Niente precetti – i precetti sono vuoti. Nessuna abitudine da essere interrotta – abitudini. Nessuna restrizione – restrizioni. Nessun’altra sponda. Nessun sentiero – sentieri. Nessuna tecnica – tecniche. Nessun sistema – sistemi. Nessuna via – vie. Nessuna decisione da prendere – decisioni. Niente da ottenere – ottenimenti. Nessuna scelta – le scelte sono tutte vuote. Nessun problema – problemi. Nessuna difficoltà. Nessun ostacolo – ostacoli. Nessuno scopo – scopi. Nessuna ragione – ragioni. Nessuna aspirazione – aspirazioni. Nessuna ambizione – ambizioni. Non c’è paura – paure. Nessun attaccamento – attaccamenti. Nessuna avversione – avversioni. Nessuna delusione – delusioni. Nessuna sofferenza. Nessuna vita – vite. Nessuna morte – morti. Nessuna fame. Nessuna tristezza. Nessun dispiacere. Nessuna gioia. Nessuna pace. Nessuna inquietudine.

La vita è sofferenza
di John Coleman

La vìta è sofferenza, c'è solo sofferenza dalla quale non potete scappare, non potete correre via, che non potete evitare neanche per un secondo. Quando realizzate questo e vi fermate provando a scappare, voi andrete in uno stato oltre, al di là della sofferenza. E' solo attraverso la sofferenza che arrivate alla fine della sofferenza. Continuiamo a comprendere che non possiamo scappare dalla sofferenza, neanche per un secondo. Quando realizziamo che non possiamo evitare la sofferenza, non possiamo correre via dalla sofferenza, quando realizziamo questo, ci confronteremo e sopporteremo la sofferenza con distacco, equanimità e l'esperienza di Annica e sperimenteremo la sofferenza che si dissolve e sfuma via nella vacuità.

Il conflitto sorge
di John Coleman

Tutti i pensieri sono sofferenza.
Tutti i sentimenti sono sofferenza.
Tutte le sensazioni sono sofferenza.
Tutta la coscienza è sofferenza.

La nostra coscienza è la comune coscienza del genere umano ed è sofferenza.

Noi psicologicamente siamo il resto del genere umano.

La nostra coscienza con il suo contenuto è il prodotto del pensiero.

C’è conflitto perché il conflitto sorge quando ciascuno pensa di essere separato.

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